venerdì 28 novembre 2014

Paura




Il mio cervello funziona a giorni alterni
va da solo
non so dove decide di andare
fino a quando mi scaraventa dove non voglio stare
decide per me
è tanto che lui decide 
mentre io mi perdo nel buio del cuore.
Il mio cuore funziona gli altri giorni
va da solo
lui è certo della sua strada
io no
mi spinge dove non voglio stare
mi tira dove non voglio andare
mentre io mi perdo nel buio del cervello.
Tu non lo sai
tu non sai cos’è la paura
il terrore ... 
il respiro diventa sospiro
conati ti accolgono ogni mattina
incubi che popolano la notte
terrore
di dire
guardare
incontrare
terrore dietro le porte
attese di paura
morte
perché tu non sai cos’è la paura
sono le minacce
pesanti minacce che urlano 
quando ancora il giorno tarda a venire
incapacità di muoversi
gelo nello stomaco
mani che tremano ...
perché tu non sai cos’è la paura
neanch’io prima che tu m’insegnassi ad avere paura

senza saperlo
ho sempre paura mai a giorni alterni
mi assale ogni giorno
ora il cervello la placa
ora il cuore la infiamma
ho paura
e tu non sai cosa significa
ho paura di restare così:
vuota e insensibile
incapace di dare fiducia
incapace di dare ascolto

lunedì 24 novembre 2014

Non chiedermi perdono



Si sentivano spesso. Ma senza telefonarsi.
Si sentivano. 
Come si sente un'emozione.
A. De Pascalis




credere in parole scivolate nel buio
cercare un conforto dove c’è solo egoismo
nessuna risposta per una madre che chiede: Dov’è? Proprio ora?
i miei amici sono suoi figli e l’offesa non si dimentica
difendere da ipotesi gratuite con mani paralizzate da incoerenti minacce
rispedire al mittente inutili preghiere
che me ne faccio delle preghiere?
cancellare l’idea di inesistenti divinità
dimenticare cos’è fiducia
ascoltare un padre gridare e non poterlo raccontare, gridare ad animo amico
fare i conti con l’oltraggio della propria presenza
scendere a compromessi con la sensazione di essere un criminale
spingere ogni giorno avanti i minuti per affrettare il tempo che cancella
abituarsi al ritmo impazzito di un cuore malato
imparare a convivere col vuoto e affogare nel silenzio di una casa più grande
zittire una mente che cerca risposte
essere solo un pagliaccio, un pagliaccio che non può ammalarsi di tristezza.
Mi vergogno di avere bisogno.
Mi vergogno, ma resto incapace.

Non chiedermi perdono.



mercoledì 12 novembre 2014

Sempre e per sempre ...


Sarò presenza

Essere coerente
Sarò discreta
Essere muto
Sarò benigna
Essere accogliente
Le mie mani
I miei occhi
La mia testa
Il mio cuore
Sempre e per sempre
Sarò indifferente
All'oltraggio della mia
Presenza.
Sempre e per sempre.




mercoledì 5 novembre 2014

Serenità

Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne
e l'oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle...
Tienila stretta quando non riesco a viverlo
questo mondo imperfetto...
Tienimi per mano...
portami dove il tempo non esiste...
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano...
nei giorni in cui mi sento disorientata...
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate...
Tienimi la mano, e stringila forte
prima che l'insolente fato possa portarmi via da te...
Tienimi per mano e
non lasciarmi andare... mai...

Herman Hesse

Non dimenticherò mai quella mattina, non dimenticherò mai le molte altre mattine, i molti altri momenti che vorrei cancellare, vorrei non aver vissuto.
Dicono che la vita è questo, dobbiamo rassegnarci al buono e al cattivo, prendere tutto con pazienza e rassegnazione e avere la forza di ricominciare … secondo me chi ha detto queste cazzate non ne ha mai avuto bisogno.
Più vorresti cancellare e più la vita ti presta un evidenziatore per illuminare quelle parole mai dette, quei pensieri mai ascoltati, quell’abbraccio che non c’è stato … quelle parole di conforto inesistenti, quelle parole di minaccia.
Tutto diventa un vortice e resti lì, impotente, non sai cosa fare, dire, urlare … ti trascini verso un altro giorno senza sapere dove stai andando.
Non dimenticherò mai quella mattina e le mattine che seguirono.
Il dolore aveva costruito una montagna, ma nessuno poteva vederla, era nascosta bene, ma quel giorno la tristezza era talmente intensa e viva da riempire il petto fino a farlo esplodere; una tristezza tanto profonda da scambiare l’alba col tramonto, quando i pensieri non trovano risposte e tutto sembra più buio, quando la mente è confusa e sicura di non trovare più pace e conforto nella notte.
Non dimenticherò mai quella sensazione e mai avrei creduto di sentirmi peggio.
Non era vero, le notti insonni erano dietro l’angolo e sarebbero state molte, e sono molte.
La morte, le perdite, la malattia … essere sempre forti non ripaga, essere sempre forti ti fa diventare debole e quella mattina qualcosa si è rotto.
Mai la tristezza aveva parlato per me, quel giorno mi sono svegliata nel buio, guardando il tramonto della mia anima, la mia tristezza si è specchiata ed è stato l’errore più grande che avesse potuto fare.
Sono triste.
Questo ha detto e ne aveva tutte le ragioni.
Ha detto sono triste e non meritava la derisione.
Ha avuto il coraggio di parlare e si aspettava conforto, ma è stata solo giudicata.
Morire e non accorgersi di nulla, è stato come sparire d’un colpo, diventare trasparente e continuare a essere solo per far finta di essere … mentre il tuo sentire, il tuo cuore, le emozioni tutto continuava ad essere vero, sincero.
Stai sull’orlo di un precipizio e cerchi aiuto, lo chiedi a chi senti più vicino in quel momento.
Ti fidi, gli vuoi bene.

Niente.

Il dolore ti trascina via e le mani che ti stringevano e che stringevi ti lasciano.
Ti ritrovi solo.
Il pensiero saggio ti abbandona come quelle mani e il dolore torna a parlare per te.
Parla di rabbia, parla di silenzio, parla … e infine muore.




Ora resta più forte che mai, non ha bisogno di preghiere, non crede nelle preghiere di nessuno; ora quella montagna è diventata invalicabile, oscura la vista di un orizzonte sulla serenità, ora si chiede ancora … il mio dolore … cos’abbia fatto di male.
Il suo peccato è stato quello di esistere.
Il suo peccato è stato quello di parlare.
Il suo peccato è stato quello di “rendere triste”.
Ha peccato e non me ne importa nulla.

Ora non sono capace di avere fiducia in chi tende una mano … potrebbe tirarla indietro o tirarmela in faccia.
Ora tutti sono un pericolo.
Ora tutti sono uguali e nessuno merita quell’attenzione che avevo per le cose … le persone preziose.

Forse le avevo riposte in un luogo tanto segreto e sicuro da dimenticare dove fossero.
Forse le avevo date per scontate e ho sbagliato … nessuno è scontato, e le cose preziose vanno coltivate, curate.

Nessuno ha coltivato me, ma non me ne sono accorta, fino a che quella mattina la mia tristezza ha preso la parola e ha cancellato dal mio vocabolario la parola serenità.