sabato 22 febbraio 2014

forse

Siamo animali solitari.
Passiamo la vita cercando di essere meno soli.
Uno dei metodi più antichi è quello di raccontare una storia, pregando l’ascoltatore affinché dica – e senta interiormente –
"Si, è proprio così, o almeno è così che mi sento.
Non sei così solo come pensavi"

John Steinbeck













martedì 18 febbraio 2014

Per me?









Ode al bicchiere


E' capace, accogliente

semplice,
robusto mentr' è fragile,
trasparente
nel raccogliere ambrosia e veleni.
Non fa domande
non chiede risposte:
cristallino,
si riempie di te
nell' ampio bordo e largo.
Né la bottiglia stitica d'affetto
né la botte impettita di sé
invidia:
ti siede accanto
ti attende sul tavolo
perché t'ascolti
fin quando avrai sonno.
Non vini raffinati
e sofisticati ricerca, 
non nelle etichette dorate scoverai il sapore della vita:
sta nel buon bicchiere
la ricchezza di un uomo.
(CG)

giovedì 6 febbraio 2014

L ‘ode all’indifferenza


 Spesso il male di vivere ho incontrato:
      era il rivo strozzato che gorgoglia,
      era l'incartocciarsi della foglia
      riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
      che schiude la divina Indifferenza:
      era la statua nella sonnolenza
      del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. 
Eugenio Montale







Respiro aria pulita. Finalmente. Voglio stare così, per sempre e ancora più di sempre. Volare in alto, camminare lontano, correre altrove, guardare oltre, chiudere gli occhi e cancellare il mondo intorno.

Sì. Essere un’infame.

Vivere.

Respiro saziandomi di impassibilità infinita. Insensibile e fredda.

Sorda alle richieste di aiuto, cieca alle mani imploranti, muta, con la mente al di là dell’orizzonte mentre occhi umidi implorano, non li vedo, me ne frego, niente mi colpisce.

Voglio ingozzare la mia anima di me, dimorare solo nel mio mondo, qui un divano, lì un quadro, le mie sedie, l’acqua nel vaso dei fiori che ho comprato solo per me. No, non voglio aiutarti.

Mi rendi triste.

La mia anima non sarà atterrata esanime dalla tua richiesta di bisogno, le tue parole neanche sfioreranno il mio pensiero distratto da altre mete.

Non ci provare. È inutile. Non dire parola che chiede, non dire sguardo che supplica, non proferire quel mi manchi perché qui è inverno e lo sarà per sempre e ancora più di sempre.

Neanche riderò di te, impassibile sfamerò la vita che viene come viene, finché i miei polsi avranno forza e tu non sarai niente.

Sei triste? Solitudine? Scivolano le tue parole sul mio cuore di ghiaccio cadendo giù su piste di indifferenza; silenzio e non infastidire il silenzio che mi appartiene.

Segreti? Non ne ho e non saprei cosa farmene, non desidero custodirne di altri.
Smetti di inquinare la mia aria e fai silenzio, smettila, non salviamo il mondo anche se qualche fesso crede che io la faccia, so fingere bene. Lodo, lodo, l’odo ma non ascolto, far finta è la mia specialità, non so ascoltare, non so amare.

Meglio fingere e andar dritto, seguire la propria strada. Non mi interessano i tuoi problemi, sei grande, risolvili.

Spostati e non turbare la mia pace.

Mai potrai guardare il mio volto.




Come vi sentite?

Io … 

quando un amico, un'amica vi chiede aiuto, vi dice che ha bisogno di voi credetele perché chiedere aiuto non è facile, chiedere aiuto significa avere coraggio e mettere da parte l'orgoglio fino a umiliarsi ... no, non è bello ma la disperazione porta a questo, e chi è disperato ha bisogno di aiuto e non ha bisogno di indifferenza o di minacce, se ora un mio amico, un' amica mi chiedesse aiuto io farei di tutto pur di stare lì accanto a lui, a lei; così è ora, così sarà sempre soprattutto con gli amici quelli veri, gli amici che non ti umiliano, gli amici che io ritengo preziosi, l'amicizia non finisce, altrimenti non è vera amicizia.



giovedì 16 gennaio 2014

Amicizia

Non possiamo dire in quale preciso momento nasca l’amicizia.
Come nel riempire una caraffa a goccia a goccia, c’è finalmente una stilla che la fa traboccare,
così in una sequela di atti gentili ce n’è infine uno che fa traboccare il cuore.
Fahrenheit 451


Io lo so. È stato accanto a una finestra, una piccola fessura, in una piccola stanza, in un piccolo paese. Lo so e continuerò a saperlo, perché è difficile dimenticare un momento particolare scoppiato all’improvviso a cambiarti la vita.



Tutto cominciava a procedere per il verso giusto e nuove prove mi stavano aspettando. Me ne andavo in giro immersa nei miei pensieri, smarrita tra obblighi e preoccupazioni, presa da quell’ansia che sempre mi assale quando sono in un luogo diverso, quando devo abituarmi, quando, per la prima volta, sono chiamata a fare qualcosa che immagino sempre più grande di me, cioè … ogni volta.
Tutto è sempre più grande di me, più alto, più bravo, più a suo agio e non a mio; insomma: disperata, ma fiduciosa perché io una soluzione la trovo prima o poi.
Il mio silenzio creava una maschera di compostezza ai miei sentimenti … rifugio e forse alibi.

Nascosta dietro al mio mondo me ne andavo in giro in cerca di un sorriso.

Ho trovato una parola, due, dieci, cento mille parole che, da quella finestra, sono partite per viaggiare oltre. Subito è stato come sentirsi a casa, come essere nella mia stanza a chiacchierare con la mia sorellina, mangiando biscotti e sorseggiando tè.

Spesso la vita ci fa sorprese che neanche immaginiamo, e le parole non bastano e mai basteranno per descrivere quella stilla che ha fatto traboccare il cuore.

Da quella finestra son partiti tanti fili a tessere la trama di una calda coperta, una enorme e colorata coperta che ti riscalda il cuore quando è troppo tardi, quando è troppo dura, quando davanti a te solo una salita, quando la solitudine ti assale e non sai cosa fare, quando sei arrabbiata, nei momenti in cui non sai, non vuoi, non puoi.

Una calda coperta.

E dietro le parole un sorriso. Sì, quel luogo mi è sembrato subito meno estraneo e sì  … avrei voluto rifugiarmi lì per sempre. Un luogo dell’anima.

Spesso la vita ci svela che ci son persone come noi, universi che si nascondono in angoli remoti e noi per caso li incontriamo e restiamo lì a domandarci quanto sia buffo rispecchiarsi nell’altro. Un’idea che rimbalza e dimentica dov’è che è nata, da dove è venuta, quale genitrice ha compiuto il folle gesto di metterla al mondo, no … non importava era figlia dell’amicizia.

Le stesse lacrime per le emozioni semplici, per una lagna di musica, per un pensiero profondo.

L’altra metà delle parole, l’altra metà dei pensieri, l’altra metà di una mela.

Ho imparato e costruito.

Ho imparato che mi piace ascoltare le persone a cui voglio bene, che mi piace aiutare chi ha bisogno di me, anche se non ho imparato a chiedere aiuto, ma questa è un’altra storia.
Ho imparato a dire ti voglio bene o mi manchi.
Ho imparato che posso vivere fuori come sono dentro.
Ho imparato che le mie idee non sono stupide o da buttar via.
Ho imparato che sono in grado di aiutare l’altro.
Ho imparato …

e no, non mi venite a dire che sono una rompiscatole, non mi venite a dire che son pensieri solo miei, no, non mi venite a rimproverare perché credo nei sentimenti e nelle emozioni, voler bene e credere nei sentimenti non è mai umiliante anche se … sì, anche se ci credi solo tu e forse quella finestra te la sei immaginata

perché stare ancora qui a scrivere?

il bisogno di farlo, tutto diventa più vero quando lo incastri su un foglio e non lo fai più scappare, lo rileggi e forse … forse ti convinci che stupida non sei, e che, tra le pieghe nascoste lasciate da qualche verbo, puoi ritrovare quello che hai perso: te stesso in quel momento, accanto a quella finestra, in cerca di quel sorriso per ritrovarlo di nuovo, ancora

ho vissuto questa amicizia come un privilegio ma sono stata una dei tanti

ciao

ps ho imparato anche che i sorrisi non saranno più gli stessi se non si sorride più in due ... e questo forse e ancora vale solo per me

You've Got A Friend - Carole King



    When you’re down and troubled
    And you need some loving care
    And nothing, nothing is going right
    Close your eyes and think of me
    And soon I will be there
    To brighten up even your darkest nightYou just call out my name
    And you know wherever I am
    I’ll come running to see you again
    Winter, spring, summer or fall
    All you have to do is call
    And I’ll be there
    You’ve got a friend
    If the sky above you 
    Grows dark and full of clouds
    And that old north wind begins to blow
    Keep your head together
    And call my name out loud
    Soon you’ll hear me knocking at your door
    You just call out my name
    And you know wherever I am
    I’ll come running to see you again
    Winter, spring, summer or fall
    All you have to do is call
    And I’ll be there
    Ain’t it good to know that you’ve got a friend
    When people can be so cold
    They’ll hurt you and desert you
    And take your soul if you let them
    Oh but don’t you let them
    You just call out my name
    And you know wherever I am
    I’ll come running to see you again
    Winter, spring, summer or fall
    All you have to do is call
    And I’ll be there
    You’ve got a friend


venerdì 3 gennaio 2014

...e se un giorno alle 5 e un quarto due viaggiatrici (scusi signor Calvino)


"Naturalmente questo avviene quando un classico «funziona» come tale, cioè stabilisce un rapporto personale con chi lo legge. Se la scintilla non scocca, niente da fare: non si leggono i classici per dovere o per rispetto, ma solo per amore. Tranne che a scuola: la scuola deve farti conoscere bene o male un certo numero di classici tra i quali (o in riferimento ai quali) tu potrai in seguito riconoscere i «tuoi» classici. La scuola è tenuta a darti degli strumenti per esercitare una scelta; ma le scelte che contano sono quelle che avvengono fuori e dopo ogni scuola." 

Italo CALVINO Perché leggere i classici

giovedì 2 gennaio 2014

Venezia-Roma



Oggi voglio muovermi tanto lentamente da spostare a ieri ogni minuto.
Ieri mangerò
Ieri dormirò
Ieri amerò
Ieri canterò
Ieri leggerò
...
E oggi cosa faccio?
Mi inventerò ieri.




4 luglio 2010, ore 10.18



E buongiorno a tutti i simpaticoni frequentatori della mia bacheca. Siamo qui in diretta dalla casa di Amelia che ammalia...per una buona domenica coi fiocchi e le valige da disfare...dedica? forse forse ... magari dopo un'ennesima puntata di superfrecciadargento. 

I posti sul famoso treno super veloce si spostano continuamente e mentre il treno va ti sballottano da un posto 24 a uno 26 cambiandoti l'orizzonte. 

Si viaggia in senso di marcia e poi sembra di tornare indietro ... 

Si viaggia tra messaggi su facebook e su snelle modelle che non hanno cenato al ristorante ultimamente. 

Si viaggia guardando bambini calmi e dolci.

Si viaggia ... lontani dalla mèta di due giorni fa e con nel cuore già un pizzico di nostalgia.

Si viaggia ridendo a crepapelle coi compagni-passeggeri che ti guardano pensando ma queste che si ridono?

Si viaggia tra foto sbiadite o messe a fuoco pericolose.

Si viaggia tra paesaggi soporiferi orientali e biglietti troppo in alto.

Si viaggia tra parole incomprensibili che non si fermano neanche per...



Si viaggia...





Uno dei momenti più divertenti e belli della mia vita.