giovedì 2 ottobre 2014

Se qualcuno mi avesse veduto nel cuore

Se qualcuno mi avesse veduto nel cuore,
vi avrebbe trovato
una struggente tenerezza di quella vita
e i silenzi, gli sguardi,
le risate, gli incontri
– un entusiasmo di speranza –
e al centro un vuoto,
uno sgomento, un’angoscia.
Cesare Pavese





Ieri qualcuno mi ha fatto arrabbiare, qualcuno mi ha presa in giro, ha affondato il colpo sui miei sentimenti, ancora una volta offesi.

Parliamo spesso di empatia, ma in fin dei conti agli altri non interessa nulla di noi, di te, di me … il giudizio pesa più di un semplice sorriso, un abbraccio, una parola di comprensione.

Per molti è così, per i pochi no.

Sappiamo veramente cosa c’è nel cuore dell’altro? Cosa vaga nella sua mente?
Ci impegniamo a saperlo o magari solo a sorridere a chi è triste?

La vita è una valanga...basta un sassolino e poi tutto ti cade addosso. Figuriamoci se il primo a cadere è un masso! La mia valanga ancora non si ferma e a volte penso di aver scelto la montagna sbagliata.

Non la puoi fermare, ti travolge, ti prende in pieno. Di armi potenti non ne hai più, perdute insieme a persone care.

Impotenza.

Terribile. Mancano le parole, i pensieri si congelano incapaci di suggerire risposte, giustificazioni, la mente si riempie di inetti spiriti che vedono la vita trascorrere senza reagire, senza vivere.

Non hai armi. Il crollo è fatale e le mura di un tempo sono lì, accatastate senza il respiro dell’anima.

Dignità. Ti guardi allo specchio cercandone negli occhi, tra il sorriso di un tempo e un raffreddore fuori stagione, niente. Le mura l’hanno travolta.

Poter dire di aver detto bugie.
Poter confidare di aver ceduto alla rabbia.
Poter bagnarsi le labbra con lacrime di scuse.
Poter pronunciare un perdono.
Poter ripetere senza vergogna un bisogno nel dolore, nella tristezza, nell’assenza.
Poter aver la sicurezza di aver lasciato anche parole giuste.
Poter raccontare di nuovo e ancora una volta per lasciare un segno.

La mia valanga ha schiacciato i sentimenti, le certezze, la voglia di raccontare, ha portato via gli amici per non continuare a cadere ogni volta, ad ogni parola,

Quanto sappiamo del dolore altrui? Quanto andiamo oltre quel semplice sorriso?
Nessun’arma.

Niente mi difende da tutto questo, una frana travolge i giorni e dichiara “non sei abilitata a vivere la tristezza se non in solitudine”.
Poterlo dire.


Se qualcuno mi avesse veduto nel cuore,




"Un sottile filo lega le persone simili, impercettibile e impalpabile, è un leggero movimento, un lieve battito d'ali, un riconoscersi dentro un pagliaio, aghi pungenti in un mare di morbidezza."

 Chiara Grossi, Cartoline per Agnese 

domenica 14 settembre 2014

un abbraccio


Lascio pezzi di casa ovunque.
O lasciano me?
F. to chi sa consigliare ma non sa consigliarsi...ipoudente

Torno a scrivere, solo questo posso fare, oggi più che mai. 

Il tempo fugge via velocemente, il tempo ci strappa via gli affetti, lo so, restano nel nostro cuore, ma chi muore va via e basta. Il tempo non ci permette di dire ti voglio bene, ti perdono, mi manchi, ... perché? Solo perché pensiamo di avere tempo. 
Inganno.

Il tempo mi ha strappato il mio papà in pochi mesi, e ho deciso che mi impegnerò a vincere sul tempo.



Stamattina avrei tanto voluto un abbraccio, ma non c'è stato. Io non potevo tendere le braccia perché mi è stato vietato e perché mi servono entrambe e non avrei sopportato che mi venissero tagliate.

Un nodo in gola.


Sono stata contenta ... anch'io avevo paura amica mia e ne ho tuttora.
Credo che una buona dose di coraggio mi aiuterebbe a vivere meglio, ma non ne ho più, anche scrivere queste due parole al vento è segno di grande viltà ... 
io sono qui e ti terrò sempre accanto al tempo che passa. 
Ti voglio bene.

Torno a scrivere, solo questo mi è rimasto, stanca di tutto e di tutti. 

venerdì 12 settembre 2014

Volevo capire, ma c’era vento*


Ho pena delle stelle
che brillano da tanto tempo,
da tanto tempo...
Ho pena delle stelle.
Non ci sarà una stanchezza
delle cose,
di tutte le cose,
come delle gambe o di un braccio?
Una stanchezza di esistere,
di essere,
solo di essere,
l'essere triste lume o un sorriso...
Non ci sarà dunque,
per le cose che sono,
non la morte, bensì
un'altra specie di fine,
o una grande ragione:
qualcosa così, come un perdono?

Fernando Pessoa, Ho pena delle stelle




Questa è la parte dell’anno che preferisco.
Preferivo.
Quando ero bambina mi piaceva quest’aria fresca, questi tramonti che si sbrigavano a venire e tante cose da fare perché finalmente si tornava a scuola. Una cartolibreria e uscivo fuori di testa. Quaderni, penne, album, colori e il famoso diario da scegliere tra pochi … ai miei tempi non è che ci fosse tanta scelta e il costo di quei “giorni da programmare” pesava più delle pretese, ben poche, di una ragazzina. In fondo il bello era ricominciare. Grembiule e quel fiocco blu inamidato che intenta all’opera mi ciucciavo continuamente, quel fiocco che tempo di arrivare a scuola si sarebbe sciolto lasciando due lunghe strisce su un grembiule immacolato fino all’arrivo della maestra. Una carezza e il fiocco tornava a risplendere sotto un mento cicciottello. È stato sempre così, ogni anno, in ogni scuola, ovviamente dopo ho tolto il grembiule. Ricordo le corse del primo giorno di scuola per accaparrarsi il banco … non è che me la cavassi molto bene nella corsa, ma quel poco di velocità e il cognome a metà elenco mi hanno sempre assicurato almeno una seconda fila.
Anche ora che sono una prof continuano a piacermi questi giorni.
No … mi piacevano.






I miei pensieri e i tuoi
si sono stretti la mano
in due si pensa meglio
e si va più lontano.
G. Rodari




Era proprio come ... come suonare un lungo fraseggio: un lungo fiato ben distribuito per poterlo vivere a pieno, un diaframma gonfio e ben allenato, capace di sostenere qualsiasi suono, un’emozione bellissima, tante cose da fare, da dire, talmente tante che il tempo sembrava finire solo nel pensiero, tante idee che trovavano compimento, domande risposte, problemi soluzioni senza sapere che strada avessero fatto.

... fiato sospeso, siamo pronti, via!

Insegnare è uno dei mestieri più belli del mondo, forse ce lo avevo scritto nel dna, mi piace far scoprire e mi piace scoprire.

Manca qualcosa.

Mi sento come se mi mancasse metà cervello e metà cuore e non riesco ad arrivare a un pensiero compiuto come a un sentimento vero.

Faccio fatica a pensare, perché mi manca quell’angolo di tempo dove avrei potuto inserire quella frase … “proprio come pensare insieme”.

Sì, ho pena delle stelle, sentire la stanchezza del pensiero, del  fare a metà, vivere il peso delle assenze, dell’inutilità e dell’odio che schiaccia e toglie le forze.

Soffocata dal tormento di un attimo di tempo.

Impaurita da parole che cancellano la serenità.



Non ci sarà dunque,
per le cose che sono,
non la morte, bensì
un'altra specie di fine,
o una grande ragione:
qualcosa così, come un perdono?



*Il titolo del post è stato preso dal web ma non so di chi sia la frase 

martedì 2 settembre 2014

Una lettera


Se i ritratti dei nostri amici assenti ci sono graditi, perché rinnovano il ricordo e alleviano la nostalgia con un falso ed effimero conforto, tanto più ci è gradita una lettera, che porta le vere tracce, i veri segni dell'amico assente.

Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, 62/65


Un foglio bianco, una penna, tanti pensieri da dire, rumorosi e confusi come una piazza in festa, ma senza festa.

Decidi per la verità e il fiume in piena invaderà quel lago senza argini, insieme ad emissari della primavera, parole come venute da lontano, dal profondo si poseranno su rive assolate in cerca di ombra.


Un abbraccio nascosto attorno al desiderio di consolare e di essere consolata, troppo vigliacco per il muro crivellato dall’orgoglio, varchi di speranza a spiare gli strappi delle smorfie di egoismo. Un abbraccio, spontaneità, braccia tese a reggere un lenzuolo di quiete.

Tante domande, poche risposte. Una fila di perché, ognuna con il suo numero attende il suo turno; una lunga catena distesa  fin lì giù, lì dove le due strade s’incrociano … dove il senso è vietato, parole senza senso? senso inverso, non ne capisco il senso … lì giù, lì dove cresce un semaforo spettatore dell’andirivieni di un sole che non si muove. Qualcuno mi è passato avanti, no aspetta! toccava a me! Si ricomincia, sono in fondo, di nuovo.

Impotenza. Parola forte senza forza. Se ne va via sbattendo la porta l’energia di difendersi, di dire tenerezza, di chiedere tempo. La decisione paralizza il verbo, tutto è stato compiuto, tutto è pronto da mesi e niente puoi più dire o fare. Niente perché tu sei stupida, finalmente certificata.

Stupore che ti assale. Quando non credevi di essere impotente, quando non pensavi di essere debole, quando il mondo diventa una giungla piena e tu non puoi uscire dalla gabbia del silenzio. Stupore quando i tuoi sensi diventano inutili, le parole non hanno suono e il tuo voler bene si trasforma in una misera busta di plastica. Stupore … quando la consapevolezza di essere niente ti morde e tra i denti mastica la tua autostima … stupore di fronte all’odio manifesto

Perdono.

Dolore.

Rabbia.

Futuro …

Striscia di cuoio. Ti terrò sempre accanto al tempo che passa. Sì, e non me ne importa niente del resto.

Nessun dio, ho creduto di vedere braccia tese, sollevare, unico presagio di morte e niente di più. Tempi difficili devono venire, disse questo tra le nebbie di un’inconsapevole mente di peccatrice, ma anche non. Nessuna promessa è stata mantenuta, né da braccia tese, né da parole illusorie, nessuno mantiene le promesse, uomini o dei, nessuno varca l’impegno di una parola detta così per dire, di braccia tese così per fare. Nessun dio.

Privilegio, il mio errore. Sentire il privilegio di parole confidate, di affetti concessi, ma non sentirsi un privilegio.

Bellezza, il senso del relativo. Bello è ciò che viene condiviso, correre a casa, precipitarsi al telefono, e dire. Così ogni cosa diventa bella altrimenti è destinata a vivere, solo per te, nella sua inutilità.

Io. Non sono un privilegio, non ho cose belle, no ho nessun dio, paralizzata da stupore e impotenza riordino i miei pensieri, ma qualcuno mi ruba il posto nella fila e … non ho voglia di ricominciare da capo, non ho voglia senza un abbraccio che mi sostenga.

Ho scritto una lettera su un foglio bianco … ora è nero e pesante come un cielo minaccioso.

Ho scritto una lettera, ma mai nessuno la leggerà.



La solitudine è il più straordinario mezzo per entrare in intimità con noi stessi. E, paradossalmente, la solitudine è anche il miglior mezzo per imparare a comunicare. Solo conoscendomi, cioè conoscendo la mia interiorità, posso parlare all'interiorità dell'altro.

"Cara Mathilda. Lettere a un'amica" di Susanna Tamaro

giovedì 21 agosto 2014

Il tramonto


Poiché non sappiamo quando moriremo, si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile; però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. 

Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita - forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. 
Quante altre volte guarderete levarsi la luna - forse venti - eppure tutto sembra senza limite.

Da "Il tè nel deserto" di Bernardo Bertolucci



In questi ultimi anni diversi fatti mi hanno condotto spesso a pensare ciò, la fine ti costringe a pensare a quello che non hai detto o fatto, la fine ti corrode dentro e anche le persone forti, come ero io una volta, piano piano si svuotano dentro, il dolore le mangia fino a che non si vive più. La tristezza ha cominciato a mangiarmi e nessuno mi ha creduto, questo rischiano le persone forti. 
Penso che molte cose vorrei ancora dire e fare, perché niente è infinito, ma non tutti se ne accorgono, non vogliono, ti schiacciano, mentono o finalmente dicono la verità accrescendo il tuo dolore.

Ho paura che potrebbe diventare troppo tardi ... 

Simona madf

domenica 17 agosto 2014

Non ho più parole


Ci sono momenti in cui si deve vivere la vita attraverso la vita degli altri.
Altri che soffrono, altri che ti hanno aspettato a lungo,
altri che dopo anni di silenzio finalmente parlano.
Altri che hanno bisogno di un compagno nell’attesa delle loro attese.
E altri per i quali il tempo che passa nell’aspettare è già un dono.
Non sai bene se la vita è viaggio, se è sogno, se è attesa, se è un piano che si svolge giorno dopo giorno e non te ne accorgi se non guardando all’indietro.
Non sai se ha senso.
In certi momenti il senso non conta. Contano i legami.
Jorge Luis Borges 






Di risposte ne devo a molti, una valanga di risposte, spiegazioni, parole. Di parole ne dovrei avere, ma non so dove le ho nascoste o chi me le ha rubate, non ne ho, non ho più parole e mi trascino sulla strada dentro vecchie scarpe consumate … fissandole, incapace di vedere il cammino davanti a me. Non vedo altre scarpe, non vedo altre vie, non ne sono più capace.

Non so dove sto andando.

… perché la vita non è una citazione né un eterno e bugiardo sorriso

Odioso omino che ti nascondi dietro quelle citazioni, vieni fuori e affronta la realtà! E tutti lì a dire quanto ha ragione, e tutti lì a sospirare ci avessi pensato io, aria che si articola in tanti è vero, lo penso da una vita; no! orrido nano, solamente minuscolo puoi essere per nasconderti lì, dietro a quelle minuscole verità; rinfodera le tue parole sicure e taglienti come spade affilate, verbi felici di esistere, gongolanti nella loro infallibilità. Parole che mi stordiscono e mi fanno vergognare. La vita è tanti colori, non può essere il bianco e il nero.

La vita non è un sorriso continuo. Non è un sorriso affidato alla sorte di chi guarda, sono seria non fingo, ho speso sorrisi di conforto, di gioia, ho diviso in due momenti preziosi, ma mai ho nascosto il dolore dietro un sorriso. Ora non sorrido più. 

Ho perso persone intelligenti con cui sorridere da scema.

… perché vorrei scrivere un testo dolce, positivo, un testo che parli di mielosi sentimenti senza rabbia o rancore, parole che siano tenere carezze

Rileggevo alcuni miei testi, alcuni sono cattivi, tutti sono sinceri, molti dicono di dolore con dolore. Ho ascoltato un sussurro dalla me di un tempo, consigli rossi di vergogna ... cancella tutto! Qualcuno ha notato le mie assenze, stupita scrivo per me ma mi accorgo che qualcuno legge i miei deliri. Le parole che scrivo son tutte vissute, parlano di sofferenza e tristezza, rabbia e rancore; ogni parola è questo ma diventa anche catarsi, ogni volta riesco a buttare fuori tutto e ad allontanarmi da me. Qualche volta è difficile, tanti pensieri aspettano di essere scritti e non ci riesco, non riesco a metterli in fila e non riesco a superare le troppe grida che mi si affollano nella mente, un coro stonato che mi abbatte. Ogni mio racconto ha un percorso nell'anima e io aspetto paziente che le parole trovino la strada. Tutte le mie parole nascono dal dolore, dalla riflessione, tutte le mie parole sono state derise e hanno fatto male … fraintese non hanno avuto appello, giustiziate. Ho deciso di continuare a scrivere, ma non so scrivere un testo che parli di gioia. Ora. Ora scrivo, fino al prossimo capitolo.

Potete voltare pagina, voi, io rigiro tra le mani il mio libro contro un vento che mi ripropone un eterno frontespizio.

… perché non so più distinguere il bene dal male

Non ho mai saputo difendermi. Ho incassato offese e solo durante la digestione ho realizzato quanto facessero male. Ho risposto e sono diventata cattiva. Tanto cattiva da non riconoscermi, in una casa senza specchi che mi parlassero veramente. Rotti, strappati, coperti, rubati. Io non sono così. Mi ripetevo che nessuno mi avrebbe costretto a diventare un’altra, ma ci sono caduta e mi tengo offese e bugie, quelle ricevute quelle sputate fuori … resto dell’idea che nessuno merita tanto e tutto può essere chiarito.

Quando voglio bene a una persona credo a ciò che mi dice, quindi ora credo di essere cattiva.

… perché io non dimentico mai

Dimenticare per me è la cosa più difficile da fare … mi sono allenata tanto a ricordare dopo che il mio cervello si era un attimo assentato che ora non dimentico, il mio cuore non dimentica. Ricordo ogni singolo momento, ogni impronta di male o di bene resta impressa in me. Non dimentico. Ricordo.

Non dirmi mi hai dimenticato , quella non sono io. Io sono l’altra, quella dimenticata, scontata, una dei tanti, quella che non lascia nulla dietro sé. Io ricordo. Non scambiare la mia assenza per oblio. Ho disimparato ad essere amica. Mi hanno detto che non ne sono capace e forse avevano ragione. Non so più ascoltare, consolare, confortare, dividere. Io non faccio la differenza, ora non avete bisogno di me. Niente più risposte, niente più domande, niente più battute. Il nulla non significa dimentico … significa che l’incapacità ha preso il sopravvento e niente più muove verso l’altro, solo il vuoto. Apatia. Nessuna emozione o commozione, tutto scorre senza entrare e non posso niente.

Scusate. Scusate perché non vi vedo.

… perché mi sembra di non aver detto tutto

Gli ultimi attimi e via, lo scherzo della vita ti costringe a ripensare a ciò che non hai detto. Senti il peso del troppo detto e quello del non rivelato e stai lì, fesso tra i fessi, con una bilancia in mano a chiederti cosa pesi di più. Tanto avresti potuto evitare, ma poi pensi che molto non ti è stato evitato e la misura è stata superata. Non te ne importa niente, ma l’altra te scende sulla piazza e protesta a difesa di una latitante autostima che nessuno mai ti ha presentato. Parole dette, parole non dette, emozioni dentro pozzi profondi che ti gridano che sei una stupida in fresche sere d’estate. Le parole dette ti rivelano che il tempo perso è quello da vivere, ma tu non ci credi perché le promesse di un progetto ti avevano detto altro. 


Resto qui, sono sempre qui e non mi muovo, difendo la mia coerenza e quel poco che resta dei miei sentimenti.

... perché non è facile continuare ad aspettare il giorno dopo con la consapevolezza che le persone alle quali tenevi di più vivono felici soprattutto perché senza di te, finalmente si sono liberate di te... non è facile ... ecco perché non credo più nell'amicizia ... ecco perché 

spero di aver risposto alle vostre domande

scusate l'intrusione




Come dire all’improvviso:
prendimi nelle tue mani,
Non lasciarmi cadere. Ho bisogno di te:
accetta questo miracolo,
dobbiamo imparare a non meravigliarci
di esserci incontrati,
del fatto che la vita possa stare tutta
in un silenzio o in uno sguardo.
Dobbiamo imparare a essere felici,
a non stupirci
di avere qualcosa di nostro.
Dobbiamo imparare a non temerci
a non sgomentarci
a essere sicuri
a non arrecarci danno.

Julia Prilutzky










martedì 5 agosto 2014

Tutto questo


Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
 però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro.
però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano
perché ti sostenga e non cadi.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei.
però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi nella vita, mi limito ad
appoggiarti, stimolarti ed aiutarti se me lo chiedi .
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore,
però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere
solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico,
in quel momento sei apparso tu....
Non sei né sopra, né sotto me in mezzo né in testa e né alla fine della lista.
Non sei né il numero 1 né il numero finale e né tanto meno ho
la pretesa di essere il numero 1 la 2 o la 3 della tua lista.
Basta che mi vuoi come amico
non sono gran cosa, però sono tutto quello che posso essere.
Amicizia - Jorges Luis Borges






  
Basta che mi vuoi come amico, non sono gran cosa, però sono tutto quello che posso essere.”


Dovremmo smetterla di leggere poesie, non dovremmo neanche più scriverne. L’arte poetica nuoce gravemente alla salute dell’anima, nuoce gravemente alla realtà. L’arte della persuasione, lo spirito del va bene così, l’ebbrezza di un ebete sorriso al tramonto, il cuscino sul quale posare un cuore stanco. E poi noi, comuni prosatori da due soldi, restiamo ammaliati dal balsamo di parole senza tempo, eccoti la verità assoluta, aspetta che scorra il fiume, ormai fa parte della corrente, attendi, arriverà.
Dovremmo smetterla di affidarci a poetici versi ipocriti usciti dalla penna di un triste e inconsapevole scrivano, sì, sono per il perdono dei poeti. Li perdoniamo perché non sanno quello che fanno, … questa non mi è proprio nuova, ma ci sta tutta.

… non sono gran cosa, però sono tutto quello che posso essere

Nessuno di noi è gran cosa, in fondo chi si crede gran cosa non lo è mai, chi potrebbe invece azzardare di esserlo … non grande, ma una cosa di medie dimensioni, non è capace di essere granché e non ci crede. È difficile credere di essere prezioso, neanche se qualcuno si azzardasse a dirtelo  … inutile, nessuno me lo ha detto e in fondo non credo di essere gran cosa anche se è tutto quello che posso essere. Sei gran cosa e perderti deve essere un gran peccato … l’ho pensato.

E poi ci sono i pensieri che non vanno via. Sono uscita fuori e rischiando di restare senza fiato ho ascoltato, ma ho visto anche. Il mio acquario è sporco e non riesco più a distinguere le gran cose dal resto; fuori, boccheggiando, ho ascoltato parole che non mi piacevano, forse verità. Sono stati molto cattivi e forse sarebbe spettato a me esserlo, e forse sono stati cattivi per farmi vedere che la mia aria era irrespirabile, che soffrivo o facevo pena. La tua vita vista dagli altri.
Perché niente potrà cancellare tutto questo, uno schiaffo che si è fatto buio, che si è trasformato in dolore, per cadere nel male, il male che consuma dentro e che non puoi chiudere in un cassetto.
“Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano
perché ti sostenga e non cadi.”

Né il tempo lo consumerà fino a farlo scomparire nell’oblio; né il ricordo ne muterà il profilo trasformandolo in una copia sbiadita di sé; né la volontà avrà la forza necessaria a scalfirlo, volontà che non vuole e rifugge un impegno tanto grande.

Come si scrive un sospiro?

Vorrei riuscire ancora ad ascoltare come si fa col mare in una conchiglia chi passeggia cieco nel mio cuore. Non ne sono più capace. Tutto questo è più forte.

Non ho parole per descriverlo … so che mi schiaccia, ti chiude la gola e ti ordina di essere niente, ti scava un rifugio lontano dove nasconderti da occhi indiscreti, ti annulla, ti fa sentire incapace di fare o dire, strappa gesti e parole e li scaraventa lontano, lì dove non puoi prenderli, mai più.

 … solamente posso offrirti la mia mano

Tutto questo è talmente forte che come le parole dei poeti ti convince, prosatore da due soldi sarà così, e ti sembra talmente tutto vero che il veleno nasce poi da te … chiedi quella mano, perché non ti basta, perché è la cosa più naturale, perché vuoi bene, perché la testa ti scoppia e diventi tu, proprio tu il tuo poeta, dalle tue mani escono quelle parole che poi non andranno più via, suoni che ti puniranno in eterno e no … se sei tu il poeta, se sei quello scrivano inconsapevole mosso dal dolore, no, noi non ti perdoneremo. L’unico regalo che ti facciamo è un nome, tutto questo diverrà UMILIAZIONE.

UMILIAZIONE
UMILIAZIONE
UMILIAZIONE


Basta che mi vuoi come amico, non sono gran cosa, però sono tutto quello che posso essere.”
Adoro questi ultimi versi.







                Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli "mi spiace", "perdonami", "per favore", "grazie" e tutte le parole d'amore che conosci.
G. G. Marquez