martedì 1 aprile 2014

Scacciapensieri



Sarò presenza
Essere coerente
Sarò discreta
Essere muto
Sarò benigna
Essere accogliente
Le mie mani
I miei occhi
La mia testa
Il mio cuore
Sempre e per sempre
Sarò indifferente
All'oltraggio della mia
Presenza.
Sempre e per sempre.





Non sono mai stata brava a scrivere poesie, io, mai, forse brava a leggerle, meglio a spiegarle, ancora di più a scavarci dentro, ma mai brava a scriverne, io. Conoscevo chi ne scriveva, era brava, lei, forse non ne scrive più, non lo so, non è la sua storia questa, questa è la mia di storia. Spero che ne scriva ancora, mi piacevano e io non c’entro niente con le sue poesie, il loro inizio come la loro fine, perché sì, questa è la mia storia anche se non è poesia.

Nella mia storia non so che farmene di te. Mi dispiace, ora di te non so che farmene, dovrò buttarti in qualche posto, pagarti un viaggio per luoghi lontani, affidarti ad amici, parenti; di te, non so che farmene, ma non puoi più stare con me.

No, non dire così. Me ne starò zitto in un angolo, mi fonderò col tuo armadio, mi nasconderò tra i tuoi spartiti, mi appiattirò dietro una fotografia, ma fammi restare, ti prego. Se non mi tieni con te sarò condannato a vagare in eterno tra nodi di strade corrosi dal tempo, confuso non capirò più chi sono e da dove vengo.

Non è forse bene che tu dimentichi da dove vieni? Non sei contento di andare altrove? Lasciami e starai meglio di qui, meglio che con me, troverai una poesia felice di accoglierti, io sono prosa e non so più coniugare i tuoi desideri.

Cosa fare di te in me?

Ho provato  a tenerti stretto, ma si è alzato  quel soffio di vento, bora o maestrale, quel vento dall’est che mi ha costretto a non viverti, tenerti e non viverti, non farti parola, non trasformarti in conforto, non essere sostegno. Era un vento cattivo, ha scaricato su di te una valanga di grigio odio. Ti hanno sfidato e neanche te ne sei accorto, sai come si chiamavano? Rabbia e rancore, sconforto e solitudine e tu sei ancora qui!






Devi andar via e salvarti, vivi altrove la tua forza.

Quali alternative ho?Parliamo insieme …

Potresti sfumare, andare via piano piano, aspetterai insieme a me di diventare un sottile e tenero ricordo, e sarò al tuo fianco quando morirai, quando quel soffio sarà tanto forte da portarti via. Ma non penso di farcela, scusa, è troppo lungo questo cammino, troppo profondo il dolore, non posso aspettare che ti consumi … altrimenti morirò con te. Ti rendi conto che mi stai annullando? Sei un vuoto, un buco nello stomaco che mi impone uno stupido silenzio e mi fai male. Un male devastante.

E tu, ti rendi conto che non puoi buttarmi via? Vuoi scegliere un secchio adeguato? Differenziarmi? Dividermi? Distribuirmi? Trasformarmi in un tavolino di plastica da giardino e sì … aspetterò in mezzo a piante secolari di consumarmi al sole. Ho bisogno di vivere, camminare, parlare, IO ESISTO, non puoi sussurrarmi, esigo coraggio, non puoi nascondermi dietro altri volti, esigo rispetto, non puoi rimandarmi ad altri giorni, ad altri mesi, io sono qui e ora, VOGLIO USCIRE DA QUESTO FOTTUTO ORGOGLIO, IMBUTO DELLA VITA, sto stretto e mi aggrappo a un nodo in gola. Non puoi confondermi.

Cosa potremmo fare insieme? Ci scambieremmo i ricordi? Ci presteremmo il fondotinta per coprire notti insonni? Andremmo al mare? … ma non hai paura del buio di quel pozzo?

IO HO PAURA DI TE.

Non so cosa pensi, cosa vuoi, potresti impazzire e chiudermi nel mio armadio.

Io non voglio restare orfano di te, non voglio consumarmi, trasformarmi, voglio te. Sono disposto a fare da soprammobile e vivere solo per catturare la polvere delle tue giornate.

Con me non vivrai, e sarai sempre quel palloncino legato all’esile filo che il vento potrebbe portare via, ci vuol poco e le mie mani non ti terranno, ci vuol poco e un ago ti colpirà, ci vuol poco …

Comprami uno scacciapensieri così, quando il vento arriverà, lui suonerà e ti avvertirà di stringere forte.

Forse … hai ragione tu e poi mi mancheresti da morire...

Dove vanno a finire i sentimenti quando non li viviamo?




Qualcuno è uscito, 
ma ha lasciato la luce accesa...
Liberamente da Le luci nelle case degli altri – Chiara Gamberale

...solo silenzio e abbandono

La mia piazza

Là, dove, incontravo te, amico caro,
e condividevo le tue emozioni, 
là, dove, eravamo figli delle nostre tradizioni,
là, dove, il senso profondo 
di appartenenza alla vita 
spingeva a ritrovarci, a rinascere, 
a rifiutare la silenziosa sofferenza quotidiana.
Uscivamo da noi stessi,
trovavamo il coraggio di stare insieme.
Alla sera rientravamo più ricchi
di affetto e umana comprensione.
La mia piazza…
Ora, è solo silenzio e abbandono
Ora, è vuota e colma di malinconia.
Ora, lascia il posto a infinite sopraffazioni.
Ora, è appiattita da anonime persone,
risucchiate dall’ammassarsi
turbinoso delle loro convinzioni.

By@Teresa Commone. Diritti Riservati.





sabato 22 febbraio 2014

forse

Siamo animali solitari.
Passiamo la vita cercando di essere meno soli.
Uno dei metodi più antichi è quello di raccontare una storia, pregando l’ascoltatore affinché dica – e senta interiormente –
"Si, è proprio così, o almeno è così che mi sento.
Non sei così solo come pensavi"

John Steinbeck













martedì 18 febbraio 2014

Per me?









Ode al bicchiere


E' capace, accogliente

semplice,
robusto mentr' è fragile,
trasparente
nel raccogliere ambrosia e veleni.
Non fa domande
non chiede risposte:
cristallino,
si riempie di te
nell' ampio bordo e largo.
Né la bottiglia stitica d'affetto
né la botte impettita di sé
invidia:
ti siede accanto
ti attende sul tavolo
perché t'ascolti
fin quando avrai sonno.
Non vini raffinati
e sofisticati ricerca, 
non nelle etichette dorate scoverai il sapore della vita:
sta nel buon bicchiere
la ricchezza di un uomo.
(CG)

giovedì 6 febbraio 2014

L ‘ode all’indifferenza


 Spesso il male di vivere ho incontrato:
      era il rivo strozzato che gorgoglia,
      era l'incartocciarsi della foglia
      riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
      che schiude la divina Indifferenza:
      era la statua nella sonnolenza
      del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. 
Eugenio Montale







Respiro aria pulita. Finalmente. Voglio stare così, per sempre e ancora più di sempre. Volare in alto, camminare lontano, correre altrove, guardare oltre, chiudere gli occhi e cancellare il mondo intorno.

Sì. Essere un’infame.

Vivere.

Respiro saziandomi di impassibilità infinita. Insensibile e fredda.

Sorda alle richieste di aiuto, cieca alle mani imploranti, muta, con la mente al di là dell’orizzonte mentre occhi umidi implorano, non li vedo, me ne frego, niente mi colpisce.

Voglio ingozzare la mia anima di me, dimorare solo nel mio mondo, qui un divano, lì un quadro, le mie sedie, l’acqua nel vaso dei fiori che ho comprato solo per me. No, non voglio aiutarti.

Mi rendi triste.

La mia anima non sarà atterrata esanime dalla tua richiesta di bisogno, le tue parole neanche sfioreranno il mio pensiero distratto da altre mete.

Non ci provare. È inutile. Non dire parola che chiede, non dire sguardo che supplica, non proferire quel mi manchi perché qui è inverno e lo sarà per sempre e ancora più di sempre.

Neanche riderò di te, impassibile sfamerò la vita che viene come viene, finché i miei polsi avranno forza e tu non sarai niente.

Sei triste? Solitudine? Scivolano le tue parole sul mio cuore di ghiaccio cadendo giù su piste di indifferenza; silenzio e non infastidire il silenzio che mi appartiene.

Segreti? Non ne ho e non saprei cosa farmene, non desidero custodirne di altri.
Smetti di inquinare la mia aria e fai silenzio, smettila, non salviamo il mondo anche se qualche fesso crede che io la faccia, so fingere bene. Lodo, lodo, l’odo ma non ascolto, far finta è la mia specialità, non so ascoltare, non so amare.

Meglio fingere e andar dritto, seguire la propria strada. Non mi interessano i tuoi problemi, sei grande, risolvili.

Spostati e non turbare la mia pace.

Mai potrai guardare il mio volto.




Come vi sentite?

Io … 

quando un amico, un'amica vi chiede aiuto, vi dice che ha bisogno di voi credetele perché chiedere aiuto non è facile, chiedere aiuto significa avere coraggio e mettere da parte l'orgoglio fino a umiliarsi ... no, non è bello ma la disperazione porta a questo, e chi è disperato ha bisogno di aiuto e non ha bisogno di indifferenza o di minacce, se ora un mio amico, un' amica mi chiedesse aiuto io farei di tutto pur di stare lì accanto a lui, a lei; così è ora, così sarà sempre soprattutto con gli amici quelli veri, gli amici che non ti umiliano, gli amici che io ritengo preziosi, l'amicizia non finisce, altrimenti non è vera amicizia.



giovedì 16 gennaio 2014

Amicizia

Non possiamo dire in quale preciso momento nasca l’amicizia.
Come nel riempire una caraffa a goccia a goccia, c’è finalmente una stilla che la fa traboccare,
così in una sequela di atti gentili ce n’è infine uno che fa traboccare il cuore.
Fahrenheit 451


Io lo so. È stato accanto a una finestra, una piccola fessura, in una piccola stanza, in un piccolo paese. Lo so e continuerò a saperlo, perché è difficile dimenticare un momento particolare scoppiato all’improvviso a cambiarti la vita.



Tutto cominciava a procedere per il verso giusto e nuove prove mi stavano aspettando. Me ne andavo in giro immersa nei miei pensieri, smarrita tra obblighi e preoccupazioni, presa da quell’ansia che sempre mi assale quando sono in un luogo diverso, quando devo abituarmi, quando, per la prima volta, sono chiamata a fare qualcosa che immagino sempre più grande di me, cioè … ogni volta.
Tutto è sempre più grande di me, più alto, più bravo, più a suo agio e non a mio; insomma: disperata, ma fiduciosa perché io una soluzione la trovo prima o poi.
Il mio silenzio creava una maschera di compostezza ai miei sentimenti … rifugio e forse alibi.

Nascosta dietro al mio mondo me ne andavo in giro in cerca di un sorriso.

Ho trovato una parola, due, dieci, cento mille parole che, da quella finestra, sono partite per viaggiare oltre. Subito è stato come sentirsi a casa, come essere nella mia stanza a chiacchierare con la mia sorellina, mangiando biscotti e sorseggiando tè.

Spesso la vita ci fa sorprese che neanche immaginiamo, e le parole non bastano e mai basteranno per descrivere quella stilla che ha fatto traboccare il cuore.

Da quella finestra son partiti tanti fili a tessere la trama di una calda coperta, una enorme e colorata coperta che ti riscalda il cuore quando è troppo tardi, quando è troppo dura, quando davanti a te solo una salita, quando la solitudine ti assale e non sai cosa fare, quando sei arrabbiata, nei momenti in cui non sai, non vuoi, non puoi.

Una calda coperta.

E dietro le parole un sorriso. Sì, quel luogo mi è sembrato subito meno estraneo e sì  … avrei voluto rifugiarmi lì per sempre. Un luogo dell’anima.

Spesso la vita ci svela che ci son persone come noi, universi che si nascondono in angoli remoti e noi per caso li incontriamo e restiamo lì a domandarci quanto sia buffo rispecchiarsi nell’altro. Un’idea che rimbalza e dimentica dov’è che è nata, da dove è venuta, quale genitrice ha compiuto il folle gesto di metterla al mondo, no … non importava era figlia dell’amicizia.

Le stesse lacrime per le emozioni semplici, per una lagna di musica, per un pensiero profondo.

L’altra metà delle parole, l’altra metà dei pensieri, l’altra metà di una mela.

Ho imparato e costruito.

Ho imparato che mi piace ascoltare le persone a cui voglio bene, che mi piace aiutare chi ha bisogno di me, anche se non ho imparato a chiedere aiuto, ma questa è un’altra storia.
Ho imparato a dire ti voglio bene o mi manchi.
Ho imparato che posso vivere fuori come sono dentro.
Ho imparato che le mie idee non sono stupide o da buttar via.
Ho imparato che sono in grado di aiutare l’altro.
Ho imparato …

e no, non mi venite a dire che sono una rompiscatole, non mi venite a dire che son pensieri solo miei, no, non mi venite a rimproverare perché credo nei sentimenti e nelle emozioni, voler bene e credere nei sentimenti non è mai umiliante anche se … sì, anche se ci credi solo tu e forse quella finestra te la sei immaginata

perché stare ancora qui a scrivere?

il bisogno di farlo, tutto diventa più vero quando lo incastri su un foglio e non lo fai più scappare, lo rileggi e forse … forse ti convinci che stupida non sei, e che, tra le pieghe nascoste lasciate da qualche verbo, puoi ritrovare quello che hai perso: te stesso in quel momento, accanto a quella finestra, in cerca di quel sorriso per ritrovarlo di nuovo, ancora

ho vissuto questa amicizia come un privilegio ma sono stata una dei tanti

ciao

ps ho imparato anche che i sorrisi non saranno più gli stessi se non si sorride più in due ... e questo forse e ancora vale solo per me

You've Got A Friend - Carole King



    When you’re down and troubled
    And you need some loving care
    And nothing, nothing is going right
    Close your eyes and think of me
    And soon I will be there
    To brighten up even your darkest nightYou just call out my name
    And you know wherever I am
    I’ll come running to see you again
    Winter, spring, summer or fall
    All you have to do is call
    And I’ll be there
    You’ve got a friend
    If the sky above you 
    Grows dark and full of clouds
    And that old north wind begins to blow
    Keep your head together
    And call my name out loud
    Soon you’ll hear me knocking at your door
    You just call out my name
    And you know wherever I am
    I’ll come running to see you again
    Winter, spring, summer or fall
    All you have to do is call
    And I’ll be there
    Ain’t it good to know that you’ve got a friend
    When people can be so cold
    They’ll hurt you and desert you
    And take your soul if you let them
    Oh but don’t you let them
    You just call out my name
    And you know wherever I am
    I’ll come running to see you again
    Winter, spring, summer or fall
    All you have to do is call
    And I’ll be there
    You’ve got a friend