Si sentivano spesso. Ma senza telefonarsi.
Si sentivano.
Come si sente un'emozione.
A. De Pascalis
credere in parole scivolate nel buio
cercare un conforto dove c’è solo egoismo
nessuna risposta per una madre che chiede: Dov’è? Proprio
ora?
i miei amici sono suoi figli e l’offesa non si dimentica
difendere da ipotesi gratuite con mani paralizzate da
incoerenti minacce
rispedire al mittente inutili preghiere
che me ne faccio delle preghiere?
cancellare l’idea di inesistenti divinità
dimenticare cos’è fiducia
ascoltare un padre gridare e non poterlo raccontare, gridare
ad animo amico
fare i conti con l’oltraggio della propria presenza
scendere a compromessi con la sensazione di essere un
criminale
spingere ogni giorno avanti i minuti per affrettare il tempo
che cancella
abituarsi al ritmo impazzito di un cuore malato
imparare a convivere col vuoto e affogare nel silenzio di
una casa più grande
zittire una mente che cerca risposte
essere solo un pagliaccio, un pagliaccio che non può
ammalarsi di tristezza.
Mi vergogno di avere bisogno.
Mi vergogno, ma resto incapace.
Non chiedermi perdono.
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