„Ogni studente suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l'armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all'insieme. Siccome il piacere dell'armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica. Il problema è che vogliono farci credere che nel mondo contino solo i primi violini“
Daniel Pennac, libro Diario di scuola
Ecco un incipit con citazione, e che citazione! Un po’ lunga in realtà, ma mi piace iniziare un testo
ispirandomi a chi di testi ne sa più di me, mi fa sentire al sicuro forse, mi ispira magari, non so ma
questo è quello che è venuto fuori dopo aver tentato di scrivere questo incipit diverse volte.
Sì, ho iniziato questo testo tante volte, in realtà sapevo cosa volessi scrivere ma ogni volta le parole
risultavano banali o troppo fredde, tecniche, quasi scontate. Quale era il mio acme? Quale momento
nel mio testo doveva essere quel momento della consapevolezza? Quando chi scrive capisce
qualcosa, si rende conto di essere a una svolta o ha imparato? Avevo pensato a questa lezione come
a un dono, qualcosa che ognuno di voi poteva decidere di regalare agli altri, ma io non volevo con
questo testo raccontare, non volevo insegnare, né tantomeno annoiare.
Alla parola dono preferisco la parola presente, non tutti sanno che sono sinonimi; a me i regali spaventano perché spesso confermano il fatto che gli altri non mi conoscono poi così bene, mi fanno regali che non mi piacciono, li accetto ma mi rattrista la consapevolezza che nessuno mi conosca bene ... vabbè questa è un’altra storia, una storia che c'entra con il valore e la necessità della condivisione. Dicevo che preferisco la parola presente: presente significa regalo ma anche essere presente per qualcuno, essere presenza che ascolta e aiuta, essere persona, lì, accanto.
Qualche anno fa, leggendo un libro con una classe, proposi un’attività: l’attività si chiamava la
scatola dei talenti.
Sapete cos’è un talento? Un talento era una moneta, un’antica moneta greca poi usata anche da altri
popoli; una moneta ha un valore, la moneta serve per comprare qualcosa, più monete insieme fanno
un valore maggiore. La moneta è qualcosa di prezioso. Un talento.
Il talento.
La parola talento, però, significa anche altro: il talento è una capacità innata che una persona ha, una capacità che va scoperta, coltivata ma poi va anche mostrata, come una moneta va spesa, va unito ad altri talenti, è qualcosa di prezioso, il talento, solo se lo fai girare, lo mostri, lo condividi ... lo doni agli altri.
Un talento come un presente.
Chiesi a quella classe di scrivere il loro talento, o magari i loro talenti, su un foglio che avremmo
poi inserito all’interno di una scatola, ma, c’era un ma: avrebbero dovuto promettere di impegnasi a
donare i loro talenti agli altri, donare nel senso di condividere, mettere al servizio degli altri. Una
particolare passione che avrebbe destato curiosità, un’ abilità che sarebbe stata di aiuto per un
compagno in difficoltà, insomma il talento come presente, sempre pronto per l’altro. Lì, accanto.
La scatola ci ha accompagnati fino in terza media, quando quel quattro marzo 2020 iniziò il primo
lock down.
La scatola è scomparsa, i ragazzi fecero gli esami online e mai ci rivedemmo di persona, non
aprimmo mai quella scatola per fare un bilancio: avevamo messo a disposizione di tutti i nostri
talenti?
Spesso penso a quella scatola, penso a quanto quei ragazzi e quelle ragazze si fossero impegnati a scrivere ciò che avevano di più prezioso e quante volte durante gli anni avessero deciso di inserire altri foglietti, contenti di aver acquisito nuovi preziosi doni da condividere con gli altri, un cammino personale ma anche il viaggio di una classe, questo li aveva uniti e li aveva fatti sentire utili.
Non aprimmo la scatola ma i talenti erano stati sempre vivi, con noi. Lì, accanto.
Il mio presente per voi oggi vuole essere questo: la scoperta del vostro talento e la consapevolezza
che condividerlo con gli altri significa renderlo più prezioso, per voi e per gli altri.
Questo poteva essere un buon finale ma vorrei aggiungere una riflessione: avevo molte
perplessità su questo corso, non su di voi che neanche conoscevo, ma sul fatto di proporre a degli
studenti di scrivere e ascoltare ancora un docente dopo aver trascorso sei ore a scuola, seduti a un
banco.
Non volevo fare scrittura creativa, volevo insegnarvi, senza pretese, una scrittura autentica.
Non so se ci sono riuscita, ma sono stata molto contenta di aver scoperto e conosciuto voi: ragazze e ragazzi che hanno voglia di scrivere, che sono disposti a imparare a farlo, che ci riescono anche abbastanza bene. Questo voi mi avete donato e per questo vi ringrazio.
Spero, anch’io di essere stata un presente, qui, accanto.
Senza ombra di dubbio la tua presenza incide sulla formazione dei ragazzi che inconsciamente intuiscono la
RispondiEliminatua passione e a loro volta la ritrasmettono