Se qualcuno mi avesse veduto nel cuore,
vi avrebbe trovato
una struggente tenerezza di quella vita
e i silenzi, gli sguardi,
le risate, gli incontri
– un entusiasmo di speranza –
e al centro un vuoto,
uno sgomento, un’angoscia.
vi avrebbe trovato
una struggente tenerezza di quella vita
e i silenzi, gli sguardi,
le risate, gli incontri
– un entusiasmo di speranza –
e al centro un vuoto,
uno sgomento, un’angoscia.
Cesare Pavese
Ieri qualcuno mi ha
fatto arrabbiare, qualcuno mi ha presa in giro, ha affondato il colpo sui miei
sentimenti, ancora una volta offesi.
Parliamo spesso di
empatia, ma in fin dei conti agli altri non interessa nulla di noi, di te, di
me … il giudizio pesa più di un semplice sorriso, un abbraccio, una parola di
comprensione.
Per molti è così, per
i pochi no.
Sappiamo veramente
cosa c’è nel cuore dell’altro? Cosa vaga nella sua mente?
Ci impegniamo a
saperlo o magari solo a sorridere a chi è triste?
La vita è una valanga...basta un
sassolino e poi tutto ti cade addosso. Figuriamoci se il primo a cadere è un
masso! La mia valanga ancora non si ferma e a volte penso di aver scelto la
montagna sbagliata.
Non la puoi fermare, ti travolge, ti
prende in pieno. Di armi potenti non ne hai più, perdute insieme a persone
care.
Impotenza.
Terribile. Mancano le parole, i
pensieri si congelano incapaci di suggerire risposte, giustificazioni, la mente
si riempie di inetti spiriti che vedono la vita trascorrere senza reagire,
senza vivere.
Non hai armi. Il crollo è fatale e le
mura di un tempo sono lì, accatastate senza il respiro dell’anima.
Dignità. Ti guardi allo specchio
cercandone negli occhi, tra il sorriso di un tempo e un raffreddore fuori stagione,
niente. Le mura l’hanno travolta.
Poter dire di aver detto bugie.
Poter confidare di aver ceduto alla
rabbia.
Poter bagnarsi le labbra con lacrime
di scuse.
Poter pronunciare un perdono.
Poter ripetere senza vergogna un
bisogno nel dolore, nella tristezza, nell’assenza.
Poter aver la sicurezza di aver
lasciato anche parole giuste.
Poter raccontare di nuovo e ancora
una volta per lasciare un segno.
La mia valanga ha schiacciato i
sentimenti, le certezze, la voglia di raccontare, ha portato via gli amici per
non continuare a cadere ogni volta, ad ogni parola,
Quanto sappiamo del
dolore altrui? Quanto andiamo oltre quel semplice sorriso?
Nessun’arma.
Niente mi difende da
tutto questo, una frana travolge i giorni e dichiara “non sei abilitata a
vivere la tristezza se non in solitudine”.
Poterlo dire.
Se qualcuno mi avesse veduto nel cuore,
"Un sottile filo lega le
persone simili, impercettibile e impalpabile, è un leggero movimento, un lieve
battito d'ali, un riconoscersi dentro un pagliaio, aghi pungenti in un mare di
morbidezza."
Chiara Grossi, Cartoline per Agnese
Mi viene in mente la frase di una canzone: "attraversami il cuore, il peso della solitudine è variabile"; cosa chiediamo agli altri se non il cullarci sul vaiven de la tristeza y la felicida, come su di in'onda del mare. Nel fare questo a volte navighiamo, altre ci perdiamo. Carlo_dbl
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