Capita che chiami mamma
papà e lei mi chiami Toni'...e pensare che prima non era mai successo.
Viviamo anche nelle
parole?
Viviamo perché
altri ci chiamano?
... ora so perché
sono un po'morta dentro...due persone non mi chiamano più, una non potrà
più farlo, l’altra non vuole più
Già il buio avvolgeva il mondo, la terra dissetata e sazia riposava,
dopo un giorno di faticoso lavoro sotto il sole cocente, scomparso, ormai
rassegnato alla fine. Il silenzio appariva più vuoto dopo l’impetuoso applauso
della pioggia, l’aria sembrava sorridere, quasi ringiovanita dal tenero
tramonto di un’estate. Un sonno ristoratore, un tepore di nuovo cercato e
accogliente, una profondità che lenisce le ferite e anela a dimenticare.
D’improvviso arrivò un vento dall’Est.
Giunse di soppiatto, furtivo, fresco sipario di un pomeriggio di
pioggia. Calò sottile dal cielo come un etereo velo e soffiò nella stanza che
riposava, in quella stanza che a lungo aveva cercato un nido tra le lacrime,
nascondendo il volto alla pioggia.
Il vento si guardò intorno, aveva la forza con sé, ma non sapeva ancora
come usarla. Errò senza meta in quella buia e silente stanza, posando qua e là
un sibilo di stupore. Doveva guardar bene, fare il suo mestiere: trascinare
via. Ma lì tutto sembrò più difficile, subito seppe che avrebbe dovuto usare
tutta la sua immensa potenza di vento, l’enorme gelida mano nata per cancellar
via, distruggere, sradicare, trascinare, … far dimenticare.
Ecco che tutto cominciò a palesarsi. Vide la stanza illuminarsi di
parole, erano ancora vive, forti, attaccate all’anima come su scogli che
attendono la tempesta, duro sarebbe stato il lavoro.
Cercò in sé tutta la forza che aveva, chiamò in rassegna le potenze dell’oblio
e iniziò la sua corsa vorticosa, consapevole dell’energia nemica: la forza
delle parole.
Il sibilo divenne urla, il soffio furia, la stanza si riempì di dolore.
Strappare le parole, questa la parola d’ordine, strappare le parole. E così fu,
o almeno così avrebbe dovuto essere.
La voce del vento si levò in alto facendo girare vorticosamente parole
di rabbia, rancore, addio, parole di offesa e minaccia, parole di saggezza e
consiglio, di condivisione, d’amore e amicizia, parole di aiuto, parole di
scherno, d’invidia, di circostanza, parole di coraggio …
parole al vento, parole nel vento, che mai nessuno avrebbe più ascoltato, saputo,
vissuto … eppure erano lì a far divenire.
Le parole erano forti, niente le avrebbe convinte a cedere il passo al
vento, per niente al mondo sarebbero sgusciate via da quella finestra, troppo
presto ancora, troppo presto per abbandonare il dolore nei ricordi belli, il
dolore in quelli brutti.
… mi hai cambiata, mi fai diventare triste …
Velocemente si nascondevano a quelle spire gelide, venute apposta per
strapparle vie dall’anima, sotto la scrivania, tra le pagine di un libro,
dietro una foto
… non possiamo essere amiche, ci vediamo tra
vent’anni …
Parole che fanno divenire, trasformano, irridono un’anima che si
trasforma in rancore, rabbia, dolore profondo, lasciano il vuoto nella mente e
l’immobilità nei gesti, parole che ammutoliscono il cuore
… ti butto via …
parole che torturano, che il cuore non riesce a dimenticare, parole che
si stupiscono di vivere ancora dopo una ferita così profonda
… mi hai tradito, deriso, sfruttato …
sarai sempre sola dietro quella porta
Le parole si fanno angoscia, torturano l’anima già provata dal dolore.
Martellano la mente e mai l’abbandonano.
… ho bisogno di te, ti voglio bene, ci sarò
sempre …
Dove siete? Tra le calde coperte, nascoste tra le pieghe di lacrime
ancora bagnate, ristoro un tempo, gioia e pienezza, sorde ora, gridate da una
voce senza suono.
... fai
silenzio … autorità competenti …
Parole gratuite che terrorizzano, gridate, che ti fanno sentire sporca, piccola e insignificante, ti annullano, annullano.
Parole gratuite che terrorizzano, gridate, che ti fanno sentire sporca, piccola e insignificante, ti annullano, annullano.
Si nascondevano troppo in alto, troppo in basso, in profondità, in
luoghi sconosciuti, si mimetizzavano, tra vecchi cd e un Bach a penzoloni su un
leggìo impolverato.
… ti resterò attaccata per sempre …
Parole che trasformano le giornate in vuoti, annunciano in ogni momento l’arrivo
di un ricordo lontano, portano un sorriso, sciolgono in pianto, rabbrividiscono
al solo rumore dell’assenza impotenti di fronte al nulla.
Parole che non sanno spiegare, parole senza risposta, parole solo ora di
solitudine … mai prima, parole di speranza che rendono l’anima stupida, irrisa
dall’altrui parola.
Il vento era sfinito, mai avrebbe immaginato una lotta così, la stanza tremava
sotto la furia gelida del vento dell’Est, ma ogni parola rimase dov’era.
D’un tratto mi svegliai e, stupita da quel giovane inverno, chiusi la
finestra. Forse, un giorno, sarei riuscita ad accogliere il vento, che avrebbe
soffiato sui ricordi belli e brutti, ora no, adesso era presto. Troppo presto per dimenticare il dolore.
Mi chinai e sotto il letto intravidi una luce … mi hai lasciato sola …
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