sabato 31 agosto 2013

Parole


Capita che chiami mamma papà e lei mi chiami Toni'...e pensare che prima non era mai successo. 

Viviamo anche nelle parole?
Viviamo perché altri ci chiamano? 
... ora so perché sono un po'morta dentro...due persone non mi chiamano più, una non potrà più farlo, l’altra non vuole più


Già il buio avvolgeva il mondo, la terra dissetata e sazia riposava, dopo un giorno di faticoso lavoro sotto il sole cocente, scomparso, ormai rassegnato alla fine. Il silenzio appariva più vuoto dopo l’impetuoso applauso della pioggia, l’aria sembrava sorridere, quasi ringiovanita dal tenero tramonto di un’estate. Un sonno ristoratore, un tepore di nuovo cercato e accogliente, una profondità che lenisce le ferite e anela a dimenticare.

D’improvviso arrivò un vento dall’Est.




Giunse di soppiatto, furtivo, fresco sipario di un pomeriggio di pioggia. Calò sottile dal cielo come un etereo velo e soffiò nella stanza che riposava, in quella stanza che a lungo aveva cercato un nido tra le lacrime, nascondendo il volto alla pioggia.

Il vento si guardò intorno, aveva la forza con sé, ma non sapeva ancora come usarla. Errò senza meta in quella buia e silente stanza, posando qua e là un sibilo di stupore. Doveva guardar bene, fare il suo mestiere: trascinare via. Ma lì tutto sembrò più difficile, subito seppe che avrebbe dovuto usare tutta la sua immensa potenza di vento, l’enorme gelida mano nata per cancellar via, distruggere, sradicare, trascinare, … far dimenticare.

Ecco che tutto cominciò a palesarsi. Vide la stanza illuminarsi di parole, erano ancora vive, forti, attaccate all’anima come su scogli che attendono la tempesta, duro sarebbe stato il lavoro.

Cercò in sé tutta la forza che aveva, chiamò in rassegna le potenze dell’oblio e iniziò la sua corsa vorticosa, consapevole dell’energia nemica: la forza delle parole.

Il sibilo divenne urla, il soffio furia, la stanza si riempì di dolore. Strappare le parole, questa la parola d’ordine, strappare le parole. E così fu, o almeno così avrebbe dovuto essere.

La voce del vento si levò in alto facendo girare vorticosamente parole di rabbia, rancore, addio, parole di offesa e minaccia, parole di saggezza e consiglio, di condivisione, d’amore e amicizia, parole di aiuto, parole di scherno, d’invidia, di circostanza, parole di coraggio …

parole al vento, parole nel vento, che mai  nessuno avrebbe più ascoltato, saputo, vissuto … eppure erano lì a far divenire.

Le parole erano forti, niente le avrebbe convinte a cedere il passo al vento, per niente al mondo sarebbero sgusciate via da quella finestra, troppo presto ancora, troppo presto per abbandonare il dolore nei ricordi belli, il dolore in quelli brutti.

… mi hai cambiata, mi fai diventare triste …

Velocemente si nascondevano a quelle spire gelide, venute apposta per strapparle vie dall’anima, sotto la scrivania, tra le pagine di un libro, dietro una foto

… non possiamo essere amiche, ci vediamo tra vent’anni …

Parole che fanno divenire, trasformano, irridono un’anima che si trasforma in rancore, rabbia, dolore profondo, lasciano il vuoto nella mente e l’immobilità nei gesti, parole che ammutoliscono il cuore

… ti butto via …

parole che torturano, che il cuore non riesce a dimenticare, parole che si stupiscono di vivere ancora dopo una ferita così profonda

… mi hai tradito, deriso, sfruttato …

sarai sempre sola dietro quella porta

Le parole si fanno angoscia, torturano l’anima già provata dal dolore. Martellano la mente e mai l’abbandonano.

… ho bisogno di te, ti voglio bene, ci sarò sempre …

Dove siete? Tra le calde coperte, nascoste tra le pieghe di lacrime ancora bagnate, ristoro un tempo, gioia e pienezza, sorde ora, gridate da una voce senza suono.

 ... fai silenzio … autorità competenti …

Parole gratuite che terrorizzano, gridate, che ti fanno sentire sporca, piccola e insignificante, ti annullano, annullano. 

Si nascondevano troppo in alto, troppo in basso, in profondità, in luoghi sconosciuti, si mimetizzavano, tra vecchi cd e un Bach a penzoloni su un leggìo impolverato.

… ti resterò attaccata per sempre …

Parole che trasformano le giornate in vuoti, annunciano in ogni momento l’arrivo di un ricordo lontano, portano un sorriso, sciolgono in pianto, rabbrividiscono al solo rumore dell’assenza impotenti di fronte al nulla.

Parole che non sanno spiegare, parole senza risposta, parole solo ora di solitudine … mai prima, parole di speranza che rendono l’anima stupida, irrisa dall’altrui parola.

Il vento era sfinito, mai avrebbe immaginato una lotta così, la stanza tremava sotto la furia gelida del vento dell’Est, ma ogni parola rimase dov’era.

D’un tratto mi svegliai e, stupita da quel giovane inverno, chiusi la finestra. Forse, un giorno, sarei riuscita ad accogliere il vento, che avrebbe soffiato sui ricordi belli e brutti, ora no, adesso era presto. Troppo presto per dimenticare il dolore.


Mi chinai e sotto il letto intravidi una luce … mi hai lasciato sola …

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