Avere
bisogno di qualcuno in un momento di dolore, un bisogno che ti toglie il fiato
e ricordare di quel qualcuno solo due parole:
AUTORITÀ COMPETENTI …
AUTORITÀ COMPETENTI …
ma
la mia storia parla di chi se lo merita …
Quando si aprono certe scatole,
bisogna farlo da soli … questo continuava a ripetersi mentre sentiva crescere
sempre più la consapevolezza e la certezza del suo pensiero che ora vagava
dagli occhi al cuore.
Rigirava tra le mani quei fogli
consumati dal passato, a tratti con la foga che strappa via, in certi momenti
con la calma di una carezza che sfiora per non sciupare. Pagine ingiallite dal
tempo, assottigliate da lontane e instancabili letture, consumate da occhi
avidi, occhi che un tempo attendevano e supplicavano, bevevano quell’inchiostro
riga dopo riga in un enjambement di sensazioni inarrestabili. Fiato che
ingoiava parole, veloce come un treno in corsa … Sete di parole, sete di vita
altrui, offerta con la voglia di dare, presentata con il desiderio di avere
altrettanto.
Ricordava. Ora ricordava e
tornava a sfiorare quelle parole, ora in un modo diverso, con la consapevolezza
diversa degli anni che passano, con la fermezza di una mente vissuta che torna
indietro nel tempo.
La vita si era aggrovigliata su
se stessa, lo aveva fatto troppo velocemente, come quando la macchina corre
veloce e non puoi godere del paesaggio, un viale alberato, quel negozio di
dolci, quel buffo uomo con gli occhiali sulla porta del giornalaio, la luce che
si perde in un prato … il paesaggio corre via e non puoi tornare indietro,
ripercorrere la stessa strada, ti resta solo quel che ne fai dei ricordi. I
momenti sono momenti, vivono, muoiono e di molti se ne perde la memoria, molti
li butti via, altri cerchi di tenerli ma fuggono, molti li depositi agli angoli
della vita ma li ritrovi all’incrocio poco lontano … pochi li tieni stretti a
te.
Mai aveva ripensato a quella
stanza, ora, che tutto era finito, che la vita, in uno dei suoi tanti grovigli,
le imponeva una curva pericolosa, si trovava di nuovo lì, in quel posto che era
stato a lungo lontano dai suoi pensieri, nascosto tra le oscure pieghe di una
noiosa e dolorosa quotidianità. La mente fa brutti scherzi, soprattutto la
mente del cuore.
Non c’era angolo sul quale non
potesse esitare, il suo sguardo afferrato dai mille rumori che quel luogo aveva
vissuto, le sembrava ancora indugiasse il profumo di allora, gli scherzi di una
mente che ricorda …
Era lì, in fondo alla stanza
avvolta nella penombra, quello scrittoio, tutto come allora, accanto a una
finestra sul mare, i suoi colori di bambina, le buste, i fogli, quei pochi
sfortunati ai quali non era stato affidato alcun segreto, concesso alcun
viaggio, e le sue amate penne.
Fu lì, in fondo a quel
cassetto, accanto al gabbiano di Livingston, che ritrovò quelle lettere.
Amori, dolori, momenti di vita,
dubbi, risate e lacrime, pensieri, domande, due ragazze poi donne che avevano
condiviso anni della loro adolescenza in quell’ormai antico modo di carta e
penna. Rilesse tutto d’un fiato con la sensazione di intrufolarsi ormai in una
vita altrui, con la curiosità di rileggere le sue risposte a quelle lunghe
parole, quasi monologhi, parlati con la libertà di essere soli, in una stanza,
con un foglio, una penna e niente più. Aveva condiviso e vissuto parola dopo
parola, aveva atteso l’arrivo di ogni risposta braccando il postino, aveva
tenuto a lungo tra le mani ogni busta chiusa assaporando l’ebbrezza dell’attesa,
aveva sentito ogni singolo sentimento espresso, riflettuto su ogni singola
frase.
Le tornava in mente la gioia
della condivisione, non può esserci niente di più bello che ascoltare ed essere
ascoltati, comprendere ed essere compresi …
Il tempo e la lontananza
avevano poi strappato via le pagine, soffiando granelli di polvere sui ricordi …
ma loro erano lì. Vissuti uno per uno.
La vita è crudele, ma la vita è
vita, un inizio un intermezzo una fine … e certamente la trama è quella di una
tragedia: la gioia di una nascita, i grovigli e gli enigmi da vivere e
sciogliere ed infine la morte.
Mi sono girata e lei era lì: “Non
potevo non essere con te in questo triste momento”.
Dentro quelle pagine c’era la
vita e la gioia di raccontarla.
Certezza di un’assenza, certezza di una presenza.
Certezza di un’assenza, certezza di una presenza.
Grazie
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