mercoledì 24 dicembre 2014

Dietro quella porta …

Benvenuto nulla. Raccontami se ci sarà un’altra misura temporale e un altro spazio fermo fuori da questa orbita dove io potrò rivivere ogni attimo
senza sbagliare tanto e perdere tutto.
Splendore, Margaret Mazzantini



senza sbagliare tanto e perdere tutto



Ma tu lo sai cosa si prova a sentire un dolore profondo? 
Niente.
Il nulla.
Dopo la disperazione, il nulla.
Niente ti interessa più e indifferenza è l' unico sentimento che ti lega al mondo.
Né pianto di bambino, né sorriso.
Né parole incise nel tempo, né ricordi.
Né pagine di un libro, i personaggi scorrono come su una strada agitata dall’ora degli acquisti e tu leggi pensieri infiniti quasi senza comprendere. Ti è piaciuto il libro? Non lo so, ero altrove mentre trascinavo lo sguardo sulle pagine trasformandole in inutili fogli.
Niente. Nulla. Benvenuto nulla.
Il dolore brucia tutto e le giornate vengono uccise dal vuoto che non trova parole per raccontarsi.
Convivi e non vivi, incubi malati d’insonnia popolano la notte e cerchi di strapparli dal tepore di una coperta, ma sono più forti, ti ricacciano in fondo ed esigono compagnia, no non puoi chiudere gli occhi! Ogni volta.
Credi davvero che non ascolti i tuoi consigli? Credi davvero che non abbia già pensato io, da sola, a tutti i tuoi “sarebbe meglio”?
Dietro quella porta sarai sempre sola.
Lì il nulla ha alzato la testa e ho scorto la sua ombra, correva clandestino a nascondersi dietro ogni sospetto. Non potevo credere di vivere davvero, respirare davvero, vedere davvero, ascoltare davvero, ho vissuto respirato visto e udito quelle parole. Avrei scoperto che la verità, a volte, prende strade tortuose a chi guarda, confuse a chi vive, ma prende strade, le percorre e poi arriva. La verità si svela e lascia il nulla.
L’ennesima porta, l’ennesimo ospedale, l’ennesimo responso … sola tra estranei, ho pensato di cercare conforto nell’unica persona in cui speravo di trovarlo, ma non c’è stato, la condanna è stata chiara: sarai sempre sola.
Perché abbiamo tanta paura di ammettere di aver bisogno di qualcuno? Forse perché il nostro bisogno si placa quando siamo noi ad aiutare gli altri, ci sentiamo utili, ci sentiamo in armonia con il mondo … ma poi non riusciamo a chiedere aiuto … poi, quando lo facciamo, scegliamo la persona sbagliata. Scopriamo che per soffrire dobbiamo chiedere il permesso e non possiamo soffrire in silenzio, scopriamo che non siamo pronti ad essere aiutati, e il mondo si riempie di assenze. Scopriamo che il dolore fa paura a chi ci sta accanto e fuggire è semplice, semplice come trovare alibi su una gamba sola, semplice come intimare al silenzio, semplice come farsi andare per traverso un bicchier d’acqua. Fuggire è semplice, dimenticare altrettanto.
Una mattina mi son svegliata triste e ho chiesto aiuto alla persona sbagliata.
Una mattina mi son svegliata senza un padre e le promesse si son dissolte facendo spazio alla paura che scalciando ha preteso un posto fisso nei miei giorni.
La paura si è seduta a tavola con la delusione e la rabbia e insieme hanno mangiato dal mio piatto.
Scegliamo le nostre presenze, diventiamo esigenti e cattivi, non sentiamo più il cuore, eterno traditore, ma andiamo alla deriva. Scegliamo le nostre assenze e queste ci obbligano alla loro continua presenza, inutili i tentativi per strapparli alle ore, il dolore nelle mani le trascina via fino allo stremo … credi che non ti ascolti? Ma restano lì a controllare che la tua memoria non diventi oblio.
Sarai sempre sola dietro quella porta.
Sì, il nulla che si affolla dietro le mille porte dell’universo.
Ora sono sola, invece di dividere il mio dolore in due.
Ma tu lo sai cos'è un dolore profondo?
Quello che si sente quando si raggiunge la consapevolezza che una delle persone alle quali tieni di più al mondo se ne frega del tuo dolore e la sofferenza aumenta perché non riesci a smettere di voler bene.
Ho capito.
Grazie.


Ogni vita ha il suo viale dove tramontano lampadine. E io m’ero incamminato. Dietro di me un sacrestano con lo scaccino mieteva candele. Avrei voluto ricordarmi il giorno della festa, quando tutte le luci della vita si erano accese per me, per consentirmi di cantare con la mia voce interessante ma stonata, ma non ricordavo che ci fosse mai stato un giorno così. Solo fuochi di Sant’Elmo, fragili scariche elettromagnetiche nella vecchia e noiosa tempesta.
Splendore, Margaret Mazzantini





1 commento:

  1. Sì, lo so cosa si prova dopo un dolore profondo: si attraversano varie fasi e poi...lo scollamento dalla vita...che osservi come uno spettatore di ghiaccio, indifferente a tutto e pensi illudendoti: "sono salvo" e invece no...è solo una reazione e poi per un motivo apparentemente insignificante ti ritrovi dentro quel tutto in cui hai lasciato in frantumi te stessa. Perché non riusciamo a smettere di voler bene a chi di noi non importava nulla, a chi, pur presente, era la più grande assenza da metabolizzare fino a gonfiare il fegato. Eppure...la mente e il cuore tornano li' e cercano luce dove almeno per noi c' è stata. Perché non altrove? Perché dritti ad un nuovo massacro?
    Dietro quella porta sarai sempre sola...già. E lo sono sempre stata.

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